Al giorno d'oggi, è difficile trovare un ambito in cui la tecnologia dell’intelligenza artificiale (IA) non sia parte integrante di ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Il livello di penetrazione degli strumenti di IA nella vita quotidiana è sempre più massiccio, dalla navigazione in auto come in rete, allo sport, dalla domotica al settore dell’automobile, interessando in modo preponderante anche il linguaggio e la comunicazione per la generazione di testi. Se da un lato tali strumenti ci facilitano la vita e consentono a imprese e professionisti di migliorare processi e produttività e ridurre i costi, dall’altro sollevano importanti questioni etiche relative all’opportunità di porre limiti al loro utilizzo e alla necessità di regolamentarlo.
Nel mondo della traduzione e dell’interpretariato, l’avvento degli strumenti di IA solleva un problema interessante: l'IA sostituirà in futuro i traduttori e gli interpreti? A che punto siamo? Ed è corretto dare adito ai tanti cori funesti che da più parti inneggiano alla scomparsa del mestiere del traduttore e dell’interprete, presto sostituiti dalla macchina?
L'ascesa dell'intelligenza artificiale nella traduzione
La risposta a questa domanda si articola su più livelli, a partire dagli effetti dell'IA sulla scena della traduzione. Strumenti di traduzione automatica (MT) neurale come Google Translate, ChatGPT e Google Bard sono sempre più disponibili e sofisticati, offrendo traduzioni rapide e convenienti in varie lingue per le occasioni più disparate. Anche per settori che richiedono una maggiore precisione linguistica, come quello legale, medico e finanziario, l'IA consente di usare algoritmi addestrati che analizzano la struttura e gli schemi testuali e li traducono servendosi di modelli statistici e reti neurali. La selezione di dati di input affidabili e il costante allenamento degli algoritmi a partire da dati corretti consente di ottenere efficienza. Il fascino dell'IA in questo contesto è innegabile: è veloce e in continuo miglioramento grazie all'apprendimento automatico.
Nell'ambito dell'IA per l'interpretazione, il termine si riferisce solitamente all'imitazione del linguaggio, senza tener conto di dettagli, sottigliezze e in generale del contesto, che le macchine replicano sulla base dei dati linguistici memorizzati, del calcolo e della risoluzione dei problemi. Si dovrebbe più propriamente parlare di soluzioni di traduzione automatica vocale guidate dall'IA o soluzioni di interpretazione guidate dall'IA. Il linguaggio, tuttavia, è solo una minima parte della comunicazione, che avviene anche e soprattutto con empatia, comprensione del contesto e interpretazione creativa.
E tuttavia, sempre più frequente e inquietante è la domanda che si pone ai traduttori e agli interpreti umani: il loro ruolo sta diventando obsoleto? Perderanno il posto di lavoro a causa dell'IA, proprio come è successo alle industrie ad alta intensità di lavoro?
Il tocco umano nella traduzione e nell’interpretazione
Nonostante tutti i timori e le incertezze del settore dei servizi linguistici da quando si parla di IA, c'è un aspetto fondamentale della traduzione che le macchine devono ancora padroneggiare: il tocco umano. Chi traduce e interpreta non si limita a convertire direttamente parole e significati uno per uno e isolatamente dal contesto, ma deve anche assicurarsi di conservare dettagli, sottigliezze culturali e sfumature emotive della lingua dipartenza. Questa conoscenza è qualcosa di cui i traduttori e gli interpreti umani dispongono e che l’IA non è in grado di replicare. La traduzione letteraria ne è l’esempio per eccellenza. Avete presente il primo libro della serie di Harry Potter di J. K. Rowling? In Italia è andato alle stampe col titolo ''Harry Potter e la pietra filosofale'', nella traduzione di Marina Astrologo– eppure pochi sanno che il titolo conosciuto da molti in inglese riportava due espressioni diverse: ''Sorcerer's Stone'' negli Stati Uniti e l’originale ''Philosopher's Stone'' nel Regno Unito. Questo per via delle differenze terminologiche fra l’inglese americano e l’inglese britannico, che ricorrono variamente anche nel testo. Per tale motivo, nonostante siano pubblicati entrambi in inglese, i libri presentano piccole differenze nel vocabolario (ad esempio, ''trainers'' vs. ''sneakers'' per riferirsi alle scarpe da tennis o ''notes'' vs. ''bills'' a indicare le banconote), pertanto si è voluto mantenere queste differenze per una migliore comprensione nei rispettivi mercati.
Un esempio di questo genere evidenzia che il traduttore non ha solo il ruolo di far comprendere un’altra lingua, bensì di ricreare il mondo e la voce dell'autore in un paesaggio linguistico e culturale completamente diverso. Tale compito richiede un livello di empatia e di interpretazione creativa che l’IA non è in grado di replicare, caratteristiche che risultano ancora più necessarie se si passa dalla traduzione di testi scritti all’interpretazione di discorsi orali. Nell’interpretazione, le variabili in gioco sono ancora più numerose: accenti diversi, differenti dialetti e molteplici regionalismi e localismi, giochi di parole e riferimenti a concetti particolari o non detti, intenzioni specifiche e ambiguità fra linguaggio orale e linguaggio del corpo. Tutti questi elementi vanno ad aggiungersi ad altri fattori, ad esempio la velocità di eloquio, la mancata abitudine a parlare in pubblico o l’uso di una lingua franca che non si padroneggia sufficientemente, o ancora i problemi di audio e connessione spesso connessi all’interpretazione di remoto, che fanno dell’interpretazione un’attività ancora più complessa e impegnativa. Vi è un profondo intreccio tra il linguaggio e l’esperienza e la comprensione umana. Non si tratta solo del linguaggio in sé, che, come già sottolineato, è solo una componente della comunicazione, bensì del modo in cui questo viene usato per connettersi, persuadere, informare ed evocare emozioni. In questi scenari, l'IA, nonostante le sue crescenti capacità, ancora non è in grado di cambiare strada con la stessa facilità degli esseri umani e non ha la profondità di comprensione che questi hanno intrinsecamente quando si affrontano argomenti diversi. Per far fronte a tutte le incognite e gestire le molteplici variabili che accompagnano la traduzione di un discorso orale, non esistono algoritmi allenati a tal punto da sostituirsi all’uomo e alla sua empatia e interpretazione creativa nel tradurre discorsi con una componente comunicativa e/o emozionale importante.
Perché il tocco umano nella traduzione umana è ancora decisivo
Tanti sono gli aspetti per i quali il tocco umano rimane insostituibile nella traduzione come nell’interpretazione:
Differenze culturali
Il tocco umano è fondamentale per esprimere al meglio le differenze e le peculiarità culturali delle lingue fra cui si sta traducendo/interpretando. Le lingue sono profondamente radicate nella cultura e si evolvono continuamente a seconda delle azioni e degli eventi che accadono nelle comunità più piccole e nella società su scala più ampia. Taluni concettie idee presenti in un contesto culturale potrebbero non esserlo in un altro, rendendo difficile, se non impossibile, una traduzione diretta. Gli interpreti e i traduttori umani possono orientarsi tra questi pensieri e concetti, assicurando che le traduzioni siano il più possibile appropriate e significative dal punto di vista culturale.
Intelligenza emotiva
Il tocco umano è fondamentale nella traduzione di testi letterari, di marketing o nei mediala traduzione interlinguistica dell’opera letteraria di cui sopra ne è un esempio. Gli esseri umani hanno empatia e intelligenza emotiva, e sono in grado di percepire e trasmettere i significati in un modo che risuona con il pubblico di destinazione, una sottigliezza che spesso sfugge all'intelligenza artificiale.
Comprensione contestuale
Il tocco umano è fondamentale per dare conto del contesto in cui avviene l’atto comunicativo. Tutto ciò che viene comunicato con parole scritte o orali è circondato dal contesto, che molto spesso illumina meglio le parole stesse. Non tenere conto del contesto è un tipo di errore che la tecnologia di traduzione automatica farebbe più spesso. Al giorno d'oggi l'IA è molto più brava a leggere la lingua, ma spesso si indirizza a un bersaglio sbagliato, producendo traduzioni tecnicamente corrette ma non contestualizzate. Gli esseri umani sono in grado di comprendere e interpretare meglio questi spunti non espressamente dichiarati, il che porta a un testo tradotto complessivamente migliore.
Allucinazioni dell’IA
Il tocco umano è fondamentale per individuare stati di allucinazione dell’intelligenza artificiale (AI Hallucination State), ovvero quei fenomeni che si manifestano quando l’output generato è falso, non è basato sul set di dati su cui è stato addestrato né è previsto dal modello con cui è stato realizzato o le risposte fornite sono bizzarre, eccentriche o fuori luogo. Il fenomeno delle allucinazioni dell’IA merita considerazioni più approfondite, pertanto vi rimandiamo al relativo approfondimento in questo blog.
Considerazioni etiche
Il tocco umano è fondamentale anche per una serie di aspetti etici rilevanti. Trattandosi di una tecnologia relativamente nuova, l'uso dell'IA in settori sensibili come quello legale e sanitario comporta potenziali conseguenze. La posta in gioco è elevata in questi settori, poiché traduzioni imprecise o errate possono significare la vita o la morte di una persona in scenari estremi. Inoltre, si pone il problema della privacy dei dati, poiché la tecnologia è sempre a rischio di hacking o doxing. Per contro, traduttori e interpreti umani sono in grado di esprimere giudizi etici e di comprendere la gravità delle loro traduzioni, cosa che va oltre le attuali capacità dell'IA. Inoltre, sono soggetti al rispetto di leggi sulla riservatezza e accordi di non divulgazione, il che è utile per temi quali i brevetti aziendali, le questioni di copyright e i casi penali di alto profilo.
Conclusioni
La continua evoluzione dell'intelligenza artificiale impone inevitabilmente un cambiamento anche nel modo di lavorare di traduttori e interpreti umani. Ma questi non scompariranno, tutt’altro. Il futuro della traduzione non è nell’IA che sostituisce l’uomo, piuttosto risiede nella collaborazione tra le competenze umane e il continuo potenziale dell’IA e in interpreti e traduttori in grado di sfruttare in modo competente la tecnologia a vantaggio proprio edei loro clienti. L’IA è uno strumento prezioso che, se combinato con l'esperienza umana, può portare a vantaggi in termini di produttività e costi, e a un mondo più connesso e linguisticamente diverso. Gli esseri umani sono e saranno sempre insostituibili: le emozioni, il contesto e la cultura continueranno ad essere appannaggio dell’uomo e la tecnologia non potrà mai prendere il posto di una connessione autentica, quella che solo interpreti e traduttori empatici, consapevoli del contesto ed emotivamente creativi sono in grado di instaurare.